mercoledì 19 ottobre 2016

Lavoro finito

L' Olocausto

Con il termine Olocausto (con l'adozione della maiuscola), a partire dalla seconda metà del XX secolo, si indica il genocidio perpetrato dalla Germania Nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute "indesiderabili", che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di entrambi i sessi e di tutte le età.
La parola "Olocausto" deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, "bruciato interamente"), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, "tutto intero") e καίω (kàiō, "brucio") ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah (in lingua ebraica: השואה, HaShoah, "catastrofe", "distruzione").
L'uso del termine Olocausto viene anche esteso a tutte le persone, gruppi etnici e religiosi ritenuti "indesiderabili" dalla dottrina nazista, e di cui il Terzo Reich aveva previsto e perseguito il totale annientamento .
L'eliminazione di circa i due terzi degli ebrei d'Europa venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali, e soprattutto in strutture di annientamento appositamente predisposte (campi di sterminio), in cui attuare quella che i nazisti denominarono soluzione finale della questione ebraica. L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista. Tuttavia, l'idea della "unicità della Shoah" in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altro evento è assai discussa tra gli storici.

Simboli speciali

Male race defiler.svg
Female race defiler.svg
   
"Ariana" che ha una relazione "interrazziale"
Escape suspect.svgEbrei Auschwitz 1944.png







ebreo che ha una relazione interraziale




Sospetto di fuga





Ebreo ad Auschwitz dalla fine del 1944







Marquage nazi formés au travail.pngGroenedriehoekmets.pngCondannato al "lavoro rieducativo"




Delinquente abituale detenuto per misure di sicurezza



Red triangle Pole.svg


Polacco: P su triangolo rosso


       

Armed forces red triangle.svg
Membro delle forze armate





Inmate number.svg

numero di matricola



Special inmate.svgBracciale marrone: prigioniero speciale
Sleeve badges.svg









In ordine discendente: numero di matricola, rettangolo da recidivo, triangolo o stella, membro di battaglione penale, sospetto di fuga

I simboli fondamentali

I simboli dei campi di concentramento nazisti erano principalmente colori, lettere e numeri.
Il sistema di codifica dei contrassegni serviva a classificare i prigionieri, generalmente in base a gruppi creati sulla base dei motivi dell'arresto. I simboli erano in stoffa, affibbiati sulla divisa, definita dai prigionieri Zebra, a causa delle strisce chiare e scure alternate: sulla casacca, all'altezza del petto, sulla sinistra, e sui pantaloni, all'altezza della coscia destra. I criteri per l'identificazione degli internati variavano però a seconda dei luoghi di detenzione, e del tempo di trascorrenza nel campo.
  • Un triangolo di colore rossorot, identificava i prigionieri politici
  • un triangolo giallo, o una Stella di DavidJudenstern, costituita da due triangoli di colore giallo appositamente sovrapposti, identificava i prigionieri ebrei;
  • un triangolo di colore marrone identificava i prigionieri zingari
  • un triangolo di colore nero identificava gli asociali, Asoziale. I nazisti ritenevano che fossero da considerare quali asociali, fra gli altri, i vagabondi, gli etilisti, i malati di mente, le prostitute, le lesbiche, gli zingari
  • un triangolo di colore viola identificava i testimoni di Geova, i "ricercatori della Bibbia", Bibelforscher
  • un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali
  • un triangolo di colore azzurro identificava gli emigrati, Emigranten
  • un triangolo di colore verde identificava i delinquenti comuni
  • Un triangolo invertito sovrapposto a un triangolo di colore giallo indicava che il prigioniero era un ebreo; ad esempio, un triangolo nero sovrapposto a un triangolo giallo indicava un prigioniero "asociale" ebreo, oppure un triangolo giallo sovrapposto a un triangolo rosa indicava un prigioniero omosessuale ebreo;
  • la sagoma di un triangolo, bordata di nero, sovrapposta a un triangolo giallo, indicava un ebreo "profanatore della razza",, ossia accusato di violare la "legge per la protezione del sangue", poiché aveva avuto una relazione con una donna "ariana"
  • un triangolo giallo sovrapposto a un triangolo nero, indicava una donna "ariana", "profanatrice della razza", , ossia accusata di avere una relazione con un uomo ebreo
I numeri di matricola attribuiti ai prigionieri, che sostituivano il nominativo degli internati, erano affibbiati sulla divisa, scritti in nero su stoffa bianca, posti all'altezza del cuore e al centro della coscia destra, talvolta riportati su una placchetta di latta da portare al collo o al polso, oppure tatuati sull'avambraccio.


Una divisa del campo di un campo di concentramento







numero tatuato sull'avambraccio








triangolo viola e numero


Adolf Hitler

Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889Berlino, 30 aprile 1945) è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, cancelliere del Reich dal 1933 e dittatore, col titolo di Führer, della Germania dal 1934 al 1945. Fu il capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, nonché il principale ideatore del nazionalsocialismo.
Hitler conquistò il potere in Germania all'inizio degli anni trenta, cavalcando l'orgoglio ferito del popolo tedesco subito per la sconfitta nella prima guerra mondiale, sommato alla grave crisi economica che stava affliggendo la cosiddetta "Repubblica di Weimar". Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo e, dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923 e conseguenti otto mesi di carcerazione, durante i quali iniziò la stesura del Mein Kampf), giunse alla massima carica politica tedesca (Cancelliere del Reich) nel gennaio 1933. In particolare, l'idea era quella di rifondare un nuovo "impero" tedesco, il cosiddetto "Terzo Reich", terzo perché successivo a quello medievale del Sacro Romano Impero (962-1806) e quello da poco sconfitto (1871-1918). Tuttavia, la politica tedesca dell'epoca si stava invece indirizzando verso il totalitarismo e la dittatura. Già nel 1934, Hitler si attribuì il titolo di Führer, in tedesco "capo", "guida", "leader", termine mai usato in politica, in quanto si usavano soltanto cariche come Kaiser (Imperatore) o Reichspräsident (Presidente dell'Impero). Grazie a un possente programma di riforma economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta principalmente a espandere il cosiddetto Lebensraum (spazio vitale) tedesco, a spese delle popolazioni dell'Europa orientale. In un susseguirsi di atti di sfida alla comunità internazionale, giunse a invadere la Polonia il 1º settembre 1939, provocando quindi lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Da quel momento, Hitler diresse personalmente le operazioni di guerra, esercitando un'influenza determinante nelle scelte strategiche e nella conduzione operativa. Grazie anche alla sua determinazione, i primi anni del conflitto furono caratterizzati da impressionanti vittorie, che permisero al cosiddetto "Terzo Reich" di dominare gran parte dell'Europa e sembrarono dimostrare l'invincibilità del suo esercito (la Wehrmacht). Tuttavia, a partire dal 1942, col formarsi della potente coalizione degli Alleati anglo-americano-sovietici, la Germania dovette passare sulla difensiva e subire gli attacchi sempre più efficaci dei suoi nemici. Abbandonato dagli alleati e logorato dalle continue sconfitte, Hitler rifiutò di cedere e continuò a resistere ostinatamente. Rimasto bloccato in una Berlino ormai accerchiata dall'Armata Rossa, si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme alla compagna Eva Braun, sposata il giorno prima.
Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu propugnatore di un'ideologia nazionalista e razzista, quindi di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e socialiː popolazioni slave, etnie romanì, testimoni di Geova, omosessuali, oppositori politici, comunisti, prigionieri di guerra, disabili fisici e mentali e, in particolar modo, gli ebrei europei, per i quali furono portati avanti brutali e vasti piani di sterminio culminati nella cosiddetta "soluzione finale" e nel genocidio di oltre sei milioni di persone (Shoah o anche Olocausto).

Il nostro progetto



Per il nostro progetto avevamo pensato di lavorare sul simbolismo della Shoah. I simboli sono elementi della comunicazione, che esprimono contenuti di significato, ideali per la comprensione di un concetto.

La parola "simbolo" deriva dal latino symbolum ed a sua volta dal greco "symbolon" ("segno").Il simbolo può essere di due tipi:
convenzionale, in virtù di un'associazione sociale;
analogico, capace di evocare una relazione tra un oggetto concreto e un'immagine mentale.


A questo punto vale la necessità di stabilire che il simbolo è diverso dall'allegoria: quest'ultima esprime un'idea, qualcosa di astratto tramite il linguaggio, mentre il simbolo contiene di per sé quello che vuole significare.


Un simbolo è qualcosa di più concreto rispetto all'allegoria. Per esempio, un'aquila può essere simbolo di regalità, di forza, ecc.


Il linguaggio dei simboli si ricollega nel nostro caso al nome del gruppo:" Le stelle di David", che è il simbolo dell'ebraismo. Ed è proprio per questo che vogliamo intraprendere questo tipo di percorso lavorativo.


Vorremmo creare una presentazione Prezi, nella quale inserire prima delle spiegazioni relative al simbolismo in generale e poi, nello specifico, il simbolismo dell'Olocausto, della Shoah, spiegando il significato specifico di ogni simbolo, e la sua utilità prati







lunedì 17 ottobre 2016

Le Stelle Di David

Presentazione Le Stelle Di David:


Gianmarco Sabatino




Mario Vitale






Mattia Sanzone



















Augusto Longobardi


mercoledì 12 ottobre 2016

Chi siamo? Ci presntiamo...

Salve a tutti!
Siamo Le stelle di David,  un gruppo di ragazzi di terza media. Il nostro gruppo è formato da quattro componenti: Gianmarco, Augusto, Mattia e Mario.
Abbiamo creato questo nuovo blog per partecipare ad un  concorso sulla Shoah., propostoci dalla nostra professoressa d'italiano.
Il termine Shoah deriva dall'ebraico, e significa "tempesta devastante". Si tratta infatti del genocidio commesso dai tedeschi tra il 1939 ed il 1945. In quest'arco temporale furono uccisi circa 6 milioni di ebrei, tra cui: bambini, donne, uomini, omosessuali, uomini di colore, qualsiasi persona considerata inferiore alla razza ariana
E' necessario conoscere questa parte di storia, poichè dobbiamo essere al corrente di ciò che è successo, dobbiamo "Sapere, per non ripetere", per non ripetere una strage che si è verificata nel periodo delle guerre mondiali. Ci hanno resi consapevoli, sin da piccoli, dello scempio commesso dai tedeschi,  affinchè comprendessimo a pieno che ciò che è stato, non dovrà mai più accadere.
Abbiamo scelto come nome del gruppo "Le stelle di David", perchè la stella a sei punte, simbolo della religiosità ebraica, ci ricordi ogni ebreo caduto, come stella che brilla nel cielo.


Risultati immagini per stella di david

                                                                                    Gianmarco, Augusto, Mattia e Mario